Motta, un allenatore tra i rigori dell’ordine e i piaceri dell’anarchia tattica.

E’ l’uomo del momento, l’allenatore che sta portando il suo Bologna in alto alla classifica con il sogno di poter sperare di entrare a far parte della Champions League del prossimo anno. Così dice mister Motta: “Loro sanno quello che devono fare in campo, poi sono liberi di aggiungere, di muoversi, di assecondare le loro sensazioni: a volte sorprendono anche me, ma se funziona io li lascio fare, esaltare e conoscersi”. Sulla panchina rossoblu dal 2022, Thiago Motta è stato allenatore del Genoa, Spezia e poi del Settore Giovanile del Paris Saint Germain, prima di approdare al Bologna. Oggi, con questi brillanti risultati ottenuti, sta diventando l’oggetto del desiderio dei più importanti club della nostra Serie A: Juventus in testa a tutti. I suoi 41 anni coincidono con una maturazione data dalla serenità e anche dalla consapevolezza che il suo Bologna ha superato l’effetto sorpresa per essere considerata, grazie al suo gioco e la facilità di andare in gol, una squadra di sostanza, bellezza e con un calcio moderno che si ispira a fisicità, forza atletica, corsa, ma anche tecnica e sveltezza di manovra. Difesa attenta, predisposizione ad offendere, pressare alto e diminuire al minimo ogni tentativo di fare passaggi all’indietro, come spesso vediamo fare da quelle squadre che, non trovando spazi tra le difese avversarie, ritornano all’indietro la palla per non perdere il possesso. Una filosofia di gioco che si sta rivelando premiante nell’armonia di squadra, di spogliatoio e di campo, là dove si sviluppa il compimento di ciò che si studia in settimana attraverso gli allenamenti. Ma l’impressione che dà il mister Thiago Motta ai suoi calciatori e alla gente che lo segue da qualche anno è che con questo suo modo apparentemente soft di fare, sappia percepire gli umori dello spogliatoio, gli angoli nascosti di eventuali negatività giornaliere che lui stesso ha vissuto al tempo in cui giocava,coronando una carriera davvero brillante. E forse proprio con questa miscela di cose che appartengono al suo carattere, mister Motta sta riuscendo ad arrivare là dove tanti ex grandi calciatori non sono riusciti ad arrivare nella carriera di allenatore. La storia ci insegna, infatti, che non sempre un grande calciatore si tramuta in un grande allenatore proprio per la notevole differenza che c’è nell’espressione di due modi diametralmente diversi e opposti nell’intendere due ruoli in cui cambia notevolmente il senso di responsabilità. Da giocatore, anche se pur grande, difficilmente paghi se i risultati della squadra sono negativi, mentre da allenatore sei invece il primo ad essere esonerato se le cose non vanno bene. E oggi il Thiago Motta che vediamo sulla panchina del Bologna è intuitivo, mai con toni sopra le righe, intelligente come quando calcava e governava il campo in maniera talentuosa e capace di dare un’impronta ben precisa di carisma innato. “La corsa è ancora lunga” dice mister Motta pensando alle tante partite ancora da giocare prima del termine di questo campionato e la possibilità di abbracciare con il suo Bologna il sogno Champions o comunque di potere partecipare al calcio europeo del prossimo anno. Chissà! Intanto godiamoci le meraviglie di questo Bologna che ci riconcilia con il gioco del calcio per manovre, gol e capacità di intendere lo spettacolo al di là di ogni penalizzante rigore tattico. E’ il Bologna di Thiago Motta, è il piacere di vedere emergere una squadra di calcio intesa come provinciale per la non eccelsa qualità tecnica dei suoi giocatori, ma che provinciale non lo è proprio nell’espressione di un calcio da grande squadra.

Salvino Cavallaro    

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